Alzheimer sindrome

Il Morbo di Alzheimer

11 Novembre 2023

Il morbo di Alzheimer (Alzheimer’s disease Ad) è la forma più comune di demenza (infatti rappresenta tra il 50 e l’80% dei casi di demenza) intesa come una progressiva perdita delle funzioni cognitive come la perdita di memoria e di altre abilità intellettuali.

Infatti, la malattia di Alzheimer influisce sulle capacità di portare a conclusione le più semplici attività quotidiane perché colpisce le aree cerebrali che gestiscono funzioni come la memoria, la parola ed il pensiero. 

L’inizio della malattia è molto ingannevole e sottovalutato in quanto i sintomi si sviluppano lentamente. 

Con il progredire della malattia però la persona dimentica facilmente (soprattutto eventi recenti e nomi di persone), ha difficoltà nel linguaggio, tende a perdersi e può anche palesare disturbi comportamentali (non idonei al contesto). 

Nelle fasi più avanzate possono anche manifestarsi allucinazioni, incontinenza (in quanto lo sfintere è un muscolo che non si riesce più a controllare), difficoltà nel deambulare, disturbi dell’alimentazione e comportamenti inopportuni in pubblico (come il comportamento aggressivo). 

Tutto ciò, con il passare del tempo, porta il malato di Alzheimer a un peggioramento delle relazioni sociali in quanto non ha più il controllo delle proprie reazioni. 

Negli stadi finali della malattia sopraggiunge la perdita di autonomia. 

Il decorso della malattia è variabile e la sopravvivenza può variare da 8-15 anni a seconda dell’età e di altre condizioni di salute. 

Attualmente il morbo di Alzheimer è incurabile e i farmaci sono solamente in grado di rallentare il decorso e di mantenere più a lungo le funzioni cognitive, in modo da migliorare la qualità della vita delle persone affette e di chi si occupa di loro. 

Il trattamento del morbo di Alzheimer, quindi, non prevede una terapia che vada a colpire la causa della malattia ma si avvale di terapie farmacologiche di tipo sintomatico, il cui obiettivo è di rallentare la patologia. 

I farmaci approvati sono, farmaci per la malattia di Alzheimer (cioè che riguardano il fisico), farmaci per disturbi del comportamento (cioè a livello psicologico) e una terapia cognitiva comportamentale (trattamenti che interessano il campo emotivo, sociale, psicologico e comportamentale). 

Spesso la morte subentra per una o più complicazioni legate al deperimento psico-fisico del malato.

I sintomi del morbo di Alzheimer

  • Amnesia anterograda: l’incapacità di ricordare eventi recenti, mentre il malato tende relativamente a mantenere ricordi del passato.
  • Aprassia: l’incapacità di compiere azioni comuni come cucinare, fischiare ecc.
  • Agnosia: un disturbo della percezione caratterizzato dal mancato riconoscimento di cose prima note (oggetti, suoni, odori, persone, ecc.).
  • Anomia: l’incapacità di dare un nome ad un oggetto pur riconoscendolo.
  • Disorientamento spazio-temporale: il malato di Alzheimer non è più capace di rispondere a delle semplici domande come “dove siamo”, “che anno è”, “che giorno è”.
  • Deficit intellettivi: il peggioramento della capacità di giudizio, pianificazione e ragionamento.
  • Cambiamenti d’umore.

I disturbi comportamentali dell’Alzheimer

I disturbi comportamentali iniziano con piccoli cambiamenti fino ad arrivare a seri disturbi sociali. 

Li possiamo suddividere in:

  • Sintomi affettivi: depressione, ansia, irritabilità.
  • Sintomi psicotici: allucinazioni, deliri.
  • Disturbi della condotta: ciclo sonno-veglia, alimentazione, sessualità.
  • Comportamenti specifici: apatia, indifferenza, agitazione, vagabondaggio, disinibizione.

In uno stadio di malattia lieve o moderato esistono dei farmaci come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina che possono limitare l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi.

Questi principi attivi funzionano come inibitori dell’acetilcolinesterasi, un enzima che distrugge l’acetilcolina, il neurotrasmettitore carente nel cervello dei malati di Alzheimer. 

Altri farmaci possono aiutare per quanto riguarda l’insonnia (anche se è preferibile un intervento di tipo comportamentale per quanto riguarda i disturbi del sonno).

Fra le varie terapie non farmacologiche la terapia di orientamento alla realtà è quella per la quale esistono maggior evidenza di efficacia (seppur modesta).

Questa terapia è finalizzata ad orientare il paziente rispetto alla propria vita personale nello spazio che lo circonda con stimoli verbali, visivi, scritti e musicali.

Il 90% di ciò che sappiamo sul morbo di Alzheimer è stato scoperto negli ultimi 20 anni. I ricercatori stanno lavorando per scoprire quanti più aspetti possibili.

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